giovedì 14 febbraio 2013

Prof... parliamo d'Amore?

Giulio (il nome è inventato, ma la situazione no) stava su un muretto nel cortile della scuola. Tre compagne di classe, in piedi intorno a lui, lo circondavano e gli suggerivano i titoli di alcune canzoni d'amore. Ho capito dopo un po' che Giulio aveva chiesto loro un consiglio per fare un CD per San Valentino alla "lei" che gli piace dalla prima media. Così, su un foglietto a quadretti sgualcito, appuntava titoli di Baglioni, 883 e brani internazionali in un inglese stentato.
Ho notato, anche in questo caso, quanto i ragazzi di tutte le età sentano profondamente l'esigenza di dare senso e significato all'amore che provano e vivono. 
"Prof. mi aiuta a scrivere una lettera d'amore per "lei"?". "Prof. mi dia un consiglio, che cosa posso regalarle per S. Valentino?". Un'altra alunna - riservata, timida e dolcissima - mi incontra per il corridoio e mi chiede se nel pomeriggio può avere il permesso di parlare fuori dall'aula con "lui", perché la rifiuta. "Ma io prof." mi dice con gli occhi lucidi "gli voglio bene davvero. Voglio sapere perché non mi vuole, ma se capisco che è contento lo stesso, per me va bene". Tutto ciò viene fuori dalla bocca, ma soprattutto dal cuore, di una ragazzina di 12 anni.
 Allora oggi, in classe, capisco che non serve parlare del discorso diretto e indiretto, non vale la pena distinguere il tempo della storia e quello del racconto; tolgo di mezzo il lavoro preparato su fabula e intreccio. Oggi il cuore degli alunni è altrove, ed è giusto così. Lo capisco dagli sguardi che si lanciano i ragazzi, dagli occhi lucidi, dai Baci Perugina sparsi qua e là sui banchi e dai biglietti che leggono gelosamente, a testa bassa e quasi in segreto.

 Oggi parliamo di amore. E quando riconduci i contenuti delle discipline a riferimenti universali - l'amore, la morte, la sofferenza, la pace, la dignità umana - in classe non hai bisogno di richiamare il silenzio. I ragazzi di tutte le età sono ipnotizzati, rapiti: in fondo si parla della vita di ciascuno di loro, del senso dei loro respiri, delle loro speranze e paure, dell'orizzonte delle loro aspirazioni più nobili e profonde.
 Non c'è nulla di più orientativo di una didattica che affronta e risponde a questi temi. 

Oggi parliamo dell'amore. Ma come affrontare un discorso del genere senza banalizzarlo o anche, involontariamente, dissacrarlo? Ci penso un po', poi estraggo l'iPhone su cui ho il testo integrale della Bibbia. Prima lettera ai Corinzi, capitolo 13, versetti da 1 a 13. Meglio che io stia zitto e parli chi ne sa più di me. L'Inno all'Amore. 
L'Amore è benigno, paziente, tutto sopporta, non invidia, non gode dell'ingiustizia... l'Amore si compiace della Verità ... E così via, come la melodia di una ballata. Qualche indegno commento su questi versetti e la constatazione che tutto ciò tocca profondamente il cuore di quelle creature, persino i più spavaldi sembrano crogiolarsi tra quelle parole. Qualcuno alza la mano per fare osservazioni, altri lo invitano ad abbassarla perché vogliono solo ascoltare.
"Prof. mentre legge penso a nonno e nonna, ancora scherzano e si vogliono bene... Anche se nonno si è rimbambito un po'... ". Una breve ed intensa risata. Poi di nuovo il silenzio. Mi permetto di fare un po' il bacchettone, anche se non amo le "prediche" sterili. Parliamo dei modelli d'amore proposti dai media. Di un'amore con la minuscola, fatto di tradimenti, egoismi, relazioni usa e getta. 

Spiego che tradire vuol dire consegnare il commilitone all'esercito nemico, e vale lo stesso per le relazioni tra gli esseri umani e per i tradimenti di tutti i giorni. 

Faccio notare che la coppia del momento, incensata in rete e su tutti i media, quella di Belen e Stefano, viene fuori da un vortice orrendo di tradimenti e menzogne e nasce - come racconta il Corriere della Sera di qualche giorno fa - con un bacio furtivo nel nascondimento di un bagno. Quell' amore nasce in assenza di luce. Lo condividono? Vorrebbero imitarlo? È quello che desidererebbero per loro stessi? 

"Prof. Un ragazzo mi ha detto che ha voglia di me, ma mi ha dato fastidio: non sono mica un gelato o una macchina di grossa cilindrata?!". Hai ragione stella mia, dici bene. Hai capito tutto. Mi piacerebbe che lo spiegassi anche a Federico Moccia, che con parole del genere ("Ho voglia di te", 2006, Feltrinelli) è diventato un guru dell'amore tra giovani e interprete di spicco dei sentimenti degli adolescenti. Che peccato se la scuola non mette ordine tra i messaggi e i contenuti da cui i giovani di oggi sono bombardati ogni giorno, senza sosta.

 Che peccato lasciare che amori sciocchi e frivoli prendano il posto di Ulisse e Penelope nell'immaginario e nei riferimenti dei ragazzi, con quell'amore sofferto, pensato, atteso, ma straordinariamente fedele.
"Non pensate che anche Penelope possa aver desiderato, anche solo per qualche attimo, la compagnia di Antinoo?". Silenzio in classe. 

Che peccato lasciare - mentre si rincorrono programmi scolastici che non esistono più - che prevalga Lady Gaga e i suoi flirt - in termini di modelling ed impatto emotivo - alla storia sofferta di Romeo e Giulietta di Shakespeare, al turbamento, ne "Le notti bianche" di Dostoevskji, di Nasten'ka e dell'impiegato sognatore che vaga nottetempo per le strade di San Pietroburgo ... alla fedeltà e alla tenacia umile di Renzo e Lucia. E, ancora, alle storie di Sara e Tobia, Ruth, Rachele e chi più ne ha più ne metta.

Che peccato se i modelli d'amore che lasciamo passare incontrastati sono soprattuto un manipolo di vip, viziati e ubriachi di lussi e capricci.
Suona la ricreazione, nessuno si muove. "Forza ragazzi, merenda!". 
"Prof., la prossima volta continuiamo a parlare di questo?"

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