mercoledì 23 settembre 2015

Anche questo è GENDER - Di Alberto Pellai

Anzitutto cito, nel link che segue, la pagina Facebook del professor Alberto Pellai, da cui è presa la riflessione che propongo in questo post (previa autorizzazione dell'Autore):


Alla pagina citata potrete trovare gli interventi che il professor Pellai, noto psicologo, pedagogista e docente universitario, pubblica ogni volta che lo ritiene necessario.

Segue un intervento illuminante a proposito della "famigerata" teoria del Gender, spauracchio per molti educatori e insegnanti a seguito delle mobilitazioni che la CEI, soprattuto, ha organizzato "in difesa dei bambini". 

Credo che il testo che segue possa aiutare a riflettere.

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Mamma, perché sono così brutta? Perché tutte le altre sono bellissime e io invece sono un mostro?

Quante volte le figlie parlano alle loro mamme (soprattutto) – a volte anche ai papà – rivelando un’angoscia profonda nei confronti della propria immagine corporea, del proprio aspetto fisico? Quante ragazze, pur essendo carine e di bell’aspetto, oggi si sentono brutte e inadeguate? La ricerca dice che le ragazze di oggi - vivendo in un mondo basato sulle immagini che provengono da infinite fonti (media e social media in primo luogo) - oggi vedono, nell’arco di una sola giornata, la stessa quantità di fotografie di donne bellissime che la generazione delle nostre mamme e nonne di solito era in grado di vedere nell’arco di una intera adolescenza. Dal che, se ne ricava quanto è forte la pressione sociale che sperimentano loro – le adolescenti del terzo millennio - rispetto a quella delle generazioni passate. Di certo per chi viveva 20-30 anni fa essere belle ed essere considerate belle era importante, ma non diventava una vera e propria priorità esistenziale. Questo permetteva al genere femminile di potersi concentrare anche su molti altri aspetti differenti della vita. Mentre oggi sono disponibili tante ricerche che confermano come la preoccupazione per l’aspetto estetico delle giovanissime ne limiti, in parte, i sogni e le aspirazioni. Così preoccupate del “fuori”, molte dedicano poco tempo, poco pensiero e poche energie al proprio “dentro”: insomma l’eccessiva preoccupazione per un’esteriorità che deve essere adeguata agli standard imposti, rischia poi di compromettere un’altrettanto sana preoccupazione per la propria interiorità, la propria cultura, la costruzione del proprio sé interiore. 
La pressione verso la ricerca di una bellezza irraggiungibile è ben dimostrata dal fatto che le bellissime del grande schermo sono costantemente alla ricerca di ritocchi estetici e interventi di chirurgia plastica per sembrare ancora più belle. Verrebbe da domandarsi: “Ma come, proprio loro che sono già bellissime, vogliono sembrare ancora più belle?”. Anche una giovanissima Miss Italia di qualche anno fa, dichiarata perciò la più bella della nazione, dopo qualche anno dalla sua elezione conquistò la copertina di tutte le riviste perché aveva deciso di farsi una mastoplastica additiva dichiarando: “Volevo sentirmi più sicura e più bella”. Insomma, lei che aveva avuto la “certificazione ufficiale” di “più bella del reame” non si sentiva ancora bella abbastanza. Capite che per le nostre figlie la sfida diventa molto complessa. Sto lavorando in questi mesi ad un libro per ragazze adolescenti in cui tratterò i molti falsi miti che le riguardano, che impongono su di loro una fortissima pressione sociale che le spinge spesso ad intraprendere comportamenti a rischio. Tra questi l’imperativo di una bellezza irraggiungibile mi sembra uno degli assunti che più sta facendo male a chi sta crescendo. Crescere al femminile oggi significa spesso intraprendere una battaglia contro il proprio corpo, che a volte lascia stremati e sfiniti. Una battaglia che concentra tutte le energie sulla costruzione di un contenitore (il corpo) che rimane svuotato di contenuti (l’interiorità, il cuore, l’anima, la mente). 
Per chi in questi giorni combatte per fermare l’educazione di genere, sappia che tutto quanto ho scritto in questo post appartiene all’educazione di genere. A voi sembra pericoloso? Blocchereste nella vostra scuola un progetto di educazione di genere centrato sul tema dell’immagine corporea? Io, come padre di due figlie, credo che le mie figlie, così come tutte le altre figlie del mondo, ne abbiano bisogno. Molto bisogno.
Se siete d’accordo condividete e commentate. E se avete figlie, commentate insieme a loro, quanto ho scritto.

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