domenica 25 ottobre 2015

L’Amore è un diritto basato su un’infinità di doveri - Di Alberto Pellai (Educare Narrando)

Tratto dalla pagina Facebook di Alberto Pellai (in basso trovi il link). Una bella riflessione sull'amore, da leggere e, perché no, condividere.

Amare vuol dire non essere sempre e costantemente felici.


Amare davvero a volte significa dover fare fatica, accettare frustrazioni inaspettate, sperimentare emozioni che ci possono lasciare disorientati o confusi.
La forza dell’amore non sta nella sua capacità di farci sentire sempre al “top”.
La forza dell’amore sta, invece, nella sua capacità di dare significati alla nostra vita, impossibili da conquistare in solitudine. Diventare compagno di vita di una persona, promettergli/le di essere fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarlo/a e onorarlo/a tutti i giorni della propria vita vuol dire fare un “salto incredibile” nell’ignoto. 
Chi sarai tu, mio amore, tra 20 anni? E chi sarò io, di fronte a te?
Accettare l’amore “per sempre”, nonostante il cambiamento del corpo e la fatica della quotidianità che giorno dopo giorno ci chiede di essere presenti a noi stessi, alle persone di cui siamo responsabili, ai nostri impegni e doveri significa imparare a costruire un’esistenza fondata sul concetto di “noi”, ovvero di “io più te”. E questo è straordinariamente fuori moda oggi, dove tutti rincorriamo un “Io”, un “me stesso” che sta davanti a tutto il resto. Un “Io” che ha dei diritti inalienabili che devono essere rivendicati ad ogni costo. E che spesso significano la fine di una coppia, di una famiglia, di un progetto cominciato con passione e poi abbandonato per inerzia.

Lavorando a volte con coppie che sanciscono la fine del loro progetto in comune mi rendo conto che alcune di loro semplicemente non erano mai state coppie. Erano partite male, non avendo mai compreso il concetto di “noi per sempre”. Queste coppie è bene che si sciolgano perché il permanere in uno stato confuso e indeterminato non giova a nessuno. E a lungo andare fa danni.

Ma ci sono altre coppie, invece, che la potenza del “noi per sempre” l’avevano intuita bene. Intorno a quella potenza hanno costruito progetti e sogni, fatto figli e una casa, investito le loro energie migliori. Poi, all’improvviso arriva una brezza leggera che invita al cambiamento. Un volo di farfalla che dà una sensazione di fresco che non si provava da tempo. Ci si dimentica del senso profondo del nostro esistere, dell’identità di genitori e compagni che abbiamo costruito fino a quel momento. Ci si lascia tentare dall’idea di poter essere e diventare una persona nuova, libera da catene che imbrigliano e tolgono libertà. Così si butta tutto per aria. Si generano “tsunami” che radono al suolo tutto e tutti. I progetti che erano stati fatti, le case, i legami, i sogni. E tutto a volte solo per quel “freschino” improvviso, per quel battito d’ali che si sente nello stomaco e che non arriva nemmeno al cuore.
L’Amore con la A maiuscola è un impegno. E’ un diritto che si basa su un’infinità di doveri. E’ costruire un “Noi” dove Io e Te insieme diventiamo qualcosa di tutt’altro da quello che siamo stati prima di incontrarci. Diventiamo ciò che non sapevamo bene cosa fosse e che al traguardo della vita potremo definire “la nostra magnifica storia d’amore”. Proprio come un maratoneta che taglia il traguardo. Quel traguardo che gli dà una gioia infinita. Ma per arrivare al quale, ha fatto fatica, sudato anche l’anima, provato il terrore di non farcela.
Ecco l’Amore vero è come una maratona. Ne scopri il senso e sai chi sei solo quando sei arrivato al traguardo. Durante il percorso spesso ti dici “Non ce la farò mai”. E invece, passo dopo passo, arrivi in fondo. E guardando tutta la strada fatta sorridi. Perché sai chi sei. E sai che nella vita hai Amato davvero. 

Siete d’accordo con l’affermazione "l’Amore è un diritto basato su un’infinità di doveri?" Lo avete sperimentato nella vostra vita? E c’è qualcuno tra le persone che conoscete al quale la metafora dell’Amore come “Maratona” potrebbe servire in questo momento? Allora condividete il post e fatelo soprattutto con chi si sta preparando ad una convivenza o a un matrimonio. Così che sappia che l’Amore con la A maiuscola è la cosa più bella della vita. Ma a volte anche la più faticosa.

PAGINA FACEBOOK DI ALBERTO PELLAI

sabato 24 ottobre 2015

Gli articoli di Alberto Pellai

Riportiamo in questo post tutti gli interventi del prof. Alberto Pellai.

Alberto Pellai è un medico, esperto di prevenzione in età evolutiva, psicoterapeuta dell’età evolutiva che lavora come ricercatore presso il Dipartimento di Sanità Pubblica dell'Università degli Studi di Milano, presso la quale è docente in molti corsi di Laurea della Facoltà di Medicina. Dirige la collana "Educazione alla Salute" presso la casa editrice Franco Angeli (venti i titoli già inseriti in collana), la collana di Narrativa Psicologicamente Orientata per bambini “Parlami del cuore".

Ha pubblicato decine di articoli scientifici su riviste italiane e straniere e più di 30 libri rivolti ad operatori, genitori, insegnanti. 


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giovedì 22 ottobre 2015

Apprendimento Cooperativo: tecniche pratiche

In questa pagina, in continuo aggiornamento, riportiamo una serie di attività di tipo cooperativo utilizzabili in classe.

 Si tratta di tecniche utilissime per rendere il lavoro di gruppo interdipendente, interattivo (tra gli alunni), e per responsabilizzare ciascun alunno all'interno del gruppo cooperativo a cui appartiene: quelle appena descritte sono, in effetti, le caratteristiche principali che distinguono il cooperative learning da altre forme (spesso meno efficaci) di generico lavoro di gruppo.


L'attività che proponiamo dimostra che è possibile integrare in modo efficace e proficuo la lezione frontale con modalità di apprendimento cooperativo

L'attività proposta mescola lezione frontale e rielaborazione a gruppi degli alunni i segmenti ... intermittenti. Ottimo per sollecitare l'attenzione e per sviluppare le competenze relazionali.

Apprendimento cooperativo e lezione frontale: un'attività per potenziarla
La durata dell'attività è di 2 ore circa (il tempo varia a seconda della quantità di argomenti che si affrontano) ed è adatta ad alunni dai 9 anni in su.

- Apprendimento cooperativo e testo descrittivo: proposta di un'attività
L'attività che proponiamo consiste nella commistione di pratiche didattiche tradizionali con un'attività di classe cooperativa, nell'ambito del testo descrittivo di una persona.

- Esperienze pratiche di apprendimento cooperativo (pronte all'uso!) per la scuola primaria: un repertorio suddiviso per discipline
In questa pagina raccogliamo molte esperienze di apprendimento cooperativo da utilizzare nella scuola primaria. Esse possono essere usate esattamente come vengono proposte, ma si possono anche riadattare o se ne possono costruire altre simili.

- Esperienze di apprendimento pratiche per la scuola secondaria di II grado
In questa pagina sono raccolte una serie di esperienze di apprendimento cooperativo realizzate da colleghi di scuola secondaria di II grado. Alcune si riferiscono a specifiche discipline di studio; altre, invece, sono di carattere generale, trasversali, che aiutano a sviluppare le abilità sociali.

martedì 20 ottobre 2015

Gli organi collegiali: istruzioni per l'uso e guida pratica per le elezioni

Raccolgo in questo post due guide molto utili per orientarci nel mondo degli Organi collegiali, delle forme e i modi di rappresentanza dei vari componenti del mondo della scuola.

La prima è un file PDF di circa 50 pagine interamente dedicate agli organi collegiali. Più nello specifico: 

- Gli organi collegiali territoriali;
- Gli organi collegiali scolastici;
- La composizione degli organi collegiali;
- Interventi del consiglio d'Istituto;
- Comitato per la valutazione del servizio degli insegnanti;
- Assemblea degli studenti;
- Assemblea dei genitori;
- Consulta provinciale degli studenti;
- Le assemblee studentesche;
- Le riunioni degli organi collegiali.


Risorsa in formato PPT sulle elezioni degli organi collegiali di Circolo o di Istituto.
Si tratta di una serie di diapositive elaborate dal sito edscuola.it.
E' una guida che si rivolge primariamente ai rappresentanti, ma che può valere anche come un ottimo promemoria che guidi le la varie fasi dell'elezione.

Scarica qui la risorsa:


Se il link in alto non funziona CLICCA QUI

lunedì 19 ottobre 2015

Tecnica di comunicazione efficace: il MESSAGGIO-IO

Di Patrizia Benevenga


La seguente tecnica di comunicazione efficace si può rivelare utile per l' insegnante tutte le volte che si trova in situazioni particolarmente problematiche da gestire. 
Il cuore del problema solitamente non è costituito dall’alunno in sé, 
ma dall’insegnante e dalla sua "incapacità di accettare e gestire una situazione difficile e faticosa, quale ad esempio quella causata da allievi dal comportamento particolarmente trasgressivo o inaccettabile. Può capitare che il docente, impossibilitato a svolgere tranquillamente il proprio lavoro, possa sentirsi frustrato, nervoso e sfiduciato nei confronti della sua attivitànon può mettere in pratica l’ascolto attivo, poiché vive egli stesso una situazione di disagio, ma non può nemmeno fare finta che il problema non esista".

Molteplici sono le modalità di intervento dell' insegnante nei confronti di uno studente particolarmente vivace, che disturba spesso durante le lezioni...

Lo redarguisce con un comando: “Smettila subito di fare baccano!” 
oppure con una minaccia: “Se non la smetti ti caccio fuori dall’aula!”
oppure ancora con biasimo “Sei sempre il solito!”  
oppure interpreta a modo suo il comportamento dello studente: “Fai così per attirare l’attenzione!”  
Sono esempi di "MESSAGGI-TU", centrati sull'interlocutore e "giudicanti". 

L’insegnante in questo modo mette in atto una comunicazione inefficace:
puntando l’attenzione sull'allievo, lo critica (terzo e quarto esempio) o gli indica il comportamento più giusto da adottare (primo e secondo esempio).


===> A questo tipo di messaggi, sono da preferire i 
“MESSAGGI-IO”, che esprimono i sentimenti e i bisogni di chi parla (in questo caso l’insegnante). 

E' sicuramente più difficile per l’adulto “mettersi allo scoperto”, rivelando in parte le sue
debolezze e preoccupazioni. 
Esempio: “Quando ti comporti così mi fai innervosire e perdo la calma”,
 oppure: “Se continui a dondolare sulla sedia puoi cadere e farti male: mi fai              spaventare”.
Il docente comunica il proprio stato d’animo all'allievo: al centro della comunicazione non c’è più quest’ultimo con il suo comportamento problematico, ma l’insegnante con i suoi vissuti più autentici. L'onestà dell'insegnante può spingere lo studente a riflettere sul proprio comportamento e ad agire in modo più responsabile in futuro. 

  ===> Comunicare attraverso un messaggio-io significa dunque mettersi in gioco, cambiando il modo di rapportarsi agli altri e sforzandosi di essere il più onesti possibile.

Di Patrizia Benevenga
da "Spunti per una comunicazione efficace per l’insegnante" di I. Ursini - F. Gatti

domenica 18 ottobre 2015

Apprendimento cooperativo e testo descrittivo: proposta di un'attività

L'attività proposta consiste nella commistione di pratiche didattiche tradizionali per insegnare il testo descrittivo con un'attività di classe cooperativa che coinvolge tutti gli alunni.

Nello specifico, l'attività che proponiamo riguarda la descrizione di una persona e si rivolge a studenti di tutte le età, a partire dalla classe III o IV della scuola primaria.

Nell'affrontare il testo descrittivo in genere si guidano gli alunni a distinguere tra descrizione soggettiva e oggettiva, si fa un lavoro propedeutico sugli aggettivi qualificativi, si abituano gli studenti a dare un ordine alla descrizione di ciò che osservano.
Inoltre si distinguono le descrizioni di paesaggi, animali, oggetti e persone.

Questa attività riguarda, lo abbiamo già detto, la descrizione di una persona.

L'insegnante affronterà in modo tradizionale la presentazione dell'argomento, con le tecniche descrittive, la lettura di esempi da grandi autori, l'uso equilibrato di aggettivi e similitudini... e così via.

L'uso dell'apprendimento cooperativo avviene successivamente.

Ecco le fasi:

- Scrivere i nomi di ciascun alunno su dei foglietti e piegarli in modo che non siano leggibili;

- Ciascun alunno estrae a caso uno di questi foglietti. Il nome che vi leggerà sarà quello del compagno di classe che dovrà descrivere. Non deve comunicarlo a nessuno;

- Gli alunni, quindi, non devono comunicare tra loro e nessuno deve sapere quale nome si è estratto;

- A casa (o a scuola, se si ha tempo a sufficienza) l'alunno descriverà il compagno di classe di cui ha letto il nome sul foglietto;

- Successivamente (il giorno dopo, se si è assegnato il compito per casa), gli alunni si scambieranno il quaderno. Questo scambio può avvenire tra compagni di banco o in modo sparpagliato nella classe;

- L'alunno che avrà di fronte a sé il quaderno del compagno dovrà:

A. Individuare quale compagno di classe viene descritto nel testo;
B. Segnare con la matita eventuali errori di ortografia.

- A questo punto si formeranno a turno delle coppie tra l'alunno che ha prestato il quaderno e quello che ha letto il suo testo. Il confronto servirà ad individuare la persona descritta e a discutere sugli errori di ortografia segnati (è possibile che gli alunni segnino come "errori" parole in realtà corrette).

Buon lavoro!

Copyrights Guamodì Scuola 2015 - Riproduzione riservata

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Vai alla pagina generale dedicata all'apprendimento cooperativo e alle sue tecniche pratiche

venerdì 16 ottobre 2015

Le regole contano di più della vittoria in una squadra? Di Alberto Pellai


Un nuovo intervento del prof. Alberto Pellai che abbiamo il piacere, ancora una volta, di riportare sul blog Guamodì Scuola.

Non mi intendo di Pallavolo, ma mi ha molto colpito la notizia rilanciata da tutti i media, del ct Berruto che ha reinviato in Italia, quattro giocatori della nazionale - in ritiro in Brasile prima dell'esordio di mercoledì alle finali di World League e a meno di 48 ore dalla prima partita – per motivi disciplinari. I quattro rimpatriati, incluso il capitano della squadra, avevano, come tutti gli altri giocatori, la domenica libera ma si erano presi la libertà senza autorizzazione di far tardi anche il sabato sera e di non rientrare al loro albergo entro il limite orario convenuto con l’allenatore. Perciò sono stati rimandati a casa. 


Rifletto sul fatto che questo CT ha dato un messaggio forte a tutta la sua squadra. Ha deciso di conquistare la propria autorevolezza con un intervento molto autoritario, che infatti è finito su tutti i giornali. Lo ha fatto a scapito del risultato. Ovvero, ha dimostrato che per lui la cosa più importante non è vincere, ma costruire un gruppo di lavoro degno di questo nome, capace di cooperare e di integrarsi in un sistema, dove nessuno fa quel che vuole, perché ci sono limiti e confini che non vengono stabiliti dal singolo, ma che sono stati predisposti da chi ha la leadership a tutela di tutto il sistema. 


Stimo molto ciò che è stato capace di fare questo CT. Penso a tante partite di campionati minori, su campetti di oratorio, dove giocano a volte ragazzini che bestemmiano, che scalciano, che si comportano molto male. Penso a tanti ritiri di squadrette di giovanissimi dove trasgressioni e comportamenti vietati sono stati agiti da ragazzini imberbi che avrebbero dovuto ricevere lo stesso trattamento che il CT Berruto ha riservato ai giocatori della sua nazionale. Invece, molti allenatori dicono cose come: “Sì è davvero indisciplinato, ma è tanto bravo sul campo. Non posso permettermi di squalificarlo neanche per una partita, altrimenti rischiamo di perdere il campionato”. O ancora “Sì ha fatto un bel po’ di ragazzate. Ma si sa sono giovani e anche noi alla loro età facevamo lo stesso”.

Vorrei che l’esempio di Berruto fosse una lezione per tutti gli educatori e gli allenatori sportivi. Soprattutto in età evolutiva lo sport è un’occasione per divertirsi e formarsi, per imparare a stare con gli altri e per apprendere anche il rispetto delle regole. E soprattutto lo sport dovrebbe servire a partecipare, prima ancora che a vincere. Per vincere c’è tempo tutta la vita. E vincere nonostante tutto e contro tutto e tutti, quando si è giovanissimi, potrebbe rivelarsi un incredibile autogol.

Invito voi genitori, che state riflettendo su quale associazione sportiva scegliere dopo le vacanze per le attività extrascolastiche dei vostri figli, a riflettere e a dare valore prima di tutto al progetto educativo dell’allenatore e non al suo “palmares” di vittorie.

Invito voi allenatori ed educatori sportivi, a considerare la formazione sportiva dei vostri giovani allievi come un allenamento alla vita, prima ancora che una preparazione ad una disciplina. E soprattutto a non mettere mai la vittoria di una partita davanti a qualsiasi altro valore. Quando si è giovanissimi ciò che conta è imparare la vita. Tutto il resto viene di conseguenza. Altrimenti ci troveremo ad avere sportivi che non sanno stare al mondo. Perché pensano solo a vincere. E a nient’altro. 

A tutti chiedo: che cosa ne pensate dell’intervento di Berruto? Se fosse stato vostro figlio, quello rispedito a casa per non aver rispettato le regole, avreste ringraziato l’allenatore o vi sareste arrabbiati con lui? E a voi allenatori domando: avreste la forza che ha avuto Berruto, ovvero rischiare di perdere una partita o un campionato, pur di salvaguardare il valore delle regole e l’autorevolezza etica della vostra leadership di squadra?

Se il post vi sembra utile per altri genitori, forse troppo fanatici della vittoria, o per un allenatore ed educatore sportivo di vostra conoscenza, condividetelo con loro e ampliate il dibattito.


L'ARTICOLO è TRATTO DALLA PAGINA FACEBOOK DI ALBERTO PELLAI PER CONCESSIONE DELL'AUTORE.
LA PAGINA LA TROVI AL LINK RIPORTATO IN BASSO:


giovedì 15 ottobre 2015

Come creare libri per bambini - di Alessandro Battan

Di Alessandro Battan, amministratore e creatore di uffolo.com

Creare libri per bambini
Iniziare a sviluppare un'idea creativa comporta notevole ricerca e documentazione necessari a stimolare il cervello dell’autore per trovare nuove idee su cui iniziare a lavorare. Un disegnatore e illustratore di favole e fiabe, fortunatamente dispone di una buona quantità di materiale inerente la letteratura per l’infanzia in quanto il settore sforna continuamente novità per bambini con l’imbarazzo della scelta.

Quando l’autore inizia a creare libri per bambini deve sapere cosa e come raccontare storie e favole, visto che il target a cui si sta rivolgendo richiede grande fantasia e impegno, quindi il primo passo da compiere è abbozzare disegni e scrittura. In questa maniera la visione dell’autore per bambini, inizia a prendere forma con la stesura dei personaggi e del racconto più delineato e preciso nella sua trama, che pian piano dovrà acquisire una propria dimensione ricavandosi uno spazio nel mondo dell’intrattenimento, per entrare nei sogni di tutti i piccoli lettori trepidanti per l’attesa.

Certamente non è facile riuscire ad essere così originali al giorno d’oggi, perché la quantità e la qualità dei prodotti editoriali a disposizione è cresciuta moltissimo, e spesso un idea può apparire originale solo agli occhi di chi l’ha creata, senza pensare che in realtà gia qualcun altro molti anni prima, potrebbe averla pubblicata. A volte queste coincidenze possono accadere, proprio perché la produzione a livello mondiale è molto vasta, e la maggior parte dei prodotti esistenti nell’editoria copre qualsiasi tipo di esigenza.
Quindi oltre a creare libri per bambini è opportuno tenere bene a mente tutte le difficoltà e gli sforzi che servono per ottenere dei buoni risultati cercando di trovare la propria fetta di mercato. Di favole per bambini negli scaffali di una qualsiasi libreria se ne trovano molti, ma i libri e le storie per bambini più classiche, per quanto mi riguarda restano ineguagliabili in ogni epoca e in ogni tempo, per l’unicità e l’ingegno che li contraddistingue dal resto.
Quale bambino non si ritroverebbe nella storia di pinocchio? Oppure in quella di cappuccetto rosso ? Sono immortali. Ovviamente non è possibile ripetere certe opere come in questo caso, ma è possibile cercare di presentare un libro fatto con il cuore e con tanto lavoro, perché solo in questo modo si può pensare di provare a coinvolgere i bambini, chiaro che se non c’è alcun talento di base nella scrittura oppure nel disegno tutto ciò sarà ancora più difficile per non dire impossibile, quindi bisogna crederci e farsi strada in maniera tenace fra mille difficoltà.
Uno scrittore per bambini deve avere alle spalle numerose esperienze e come detto talento innato, dev’essere stimolato dalla curiosità e dalla voglia di comunicare attraverso le sue opere scritte ciò che sente e di cui ci vuole rendere tutti partecipi, per regalare emozioni che rappresentano elemento essenziale in ogni forma artistica.
Quando pensiamo ai libri per bambini dobbiamo partire dal presupposto che uno scrittore non può accostarsi a questo tipo di letteratura con superficialità, ma bisogna armarsi di molta pazienza continuando a sperimentare senza porsi delle scadenze, e leggendo i grandi autori che saranno una valida fonte di aiuto per trovare l’ispirazione giusta. Senza questo passaggio credo che difficilmente l’opera sarebbe credibile, e i bambini che sono i primi veri fruitori del libro, ne rimarrebbero molto delusi, perché se un autore non è in grado di regalare delle emozioni e di far sognare, avrà sicuramente vita breve nella memoria delle persone.

mercoledì 14 ottobre 2015

La lezione intermittente: mantenere l'attenzione durante la spiegazione - Apprendimento cooperativo

Anche questa attività ha l'obiettivo di integrare la classica lezione frontale con modalità di apprendimento cooperativo.

L'attività proposta si rivolge agli alunni tra gli 8 e i 13 anni e non ha bisogno di materiali particolari, se non carta e penna.

Si prevede, per la sua realizzazione, un tempo che va da 1 a 2 ore e gruppi di alunni composti da 2 unità.

L'insegnante fraziona la lezione da svolgere in 3 o 4 segmenti. Ciascuna parte dovrà avere una durata di 10-15 minuti ciascuna.

Si svolge così:

- L'insegnante effettua la spiegazione del "primo segmento" di lezione (è importante in questi casi una razionale preparazione della lezione a casa, evitando l'improvvisazione in classe);

- Dopo ogni interruzione ogni coppia di alunni ha 5 minuti di tempo (il rispetto degli orari è molto importante) per pensare 1, 2 o 3 domande da rivolgere agli altri gruppi;

- Trascorsi i 5 minuti, l'insegnante chiede ad ogni coppia di alunni di rivolgere una domanda (tra quelle formulate in precedenza) ad un'altra coppia di alunni, che avrà altri 5 minuti di tempo per formulare la risposta;

- L'insegnante a questo punto andrà avanti con il segmento di lezione successivo, concedendo i 5 minuti per l'elaborazione delle domande;

- Al momento di rivolgere le domande ad altri gruppi le parti saranno invertite: la coppia che nella fase precedente ha rivolto la domanda, questa volta dovrà rispondere al quesito formulato dall'altra coppia. In altre parole, chi aveva fatto la domanda questa volta risponde... e viceversa.

Questa attività ha un fortissimo potenziale e sollecita molto le competenze relazionali.
Stimola gli studenti/alunni ad elaborare in modo critico i concetti spiegati attraverso la riflessione individuale e il confronto tra pari. Permette anche di memorizzare una grande quantità di informazioni. 

Copyrights 2015 - Guamodì Scuola

Riproduzione Riservata

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martedì 13 ottobre 2015

Lettera di A. Lincoln all'insegnante di suo figlio - Educare Narrando

Pare che questa lettera sia stata scritta nel 1830 da A. Lincoln, avvocato e politico statunitense, nonché sedicesimo presidente degli U.S.A.

Al di là dell'autenticità della lettera ci sono comunque ottimi spunti di riflessione su tematiche educative e pedagogiche, oltre che una interessante visione del mondo.
Buona lettura.

Caro professore, insegni al mio ragazzo che non tutti gli uomini sono giusti, non tutti dicono la verità; ma la prego di dirgli pure che per ogni malvagio c'è un eroe, per ogni egoista c'è un leader generoso. Gli insegni, per favore, che per ogni nemico ci sarà anche un amico e gli faccia capire che vale molto più una moneta guadagnata con il lavoro che una moneta trovata. Gli insegni a perdere, ma anche a saper godere della vittoria, lo allontani dall'invidia e gli faccia riconoscere l'allegria profonda di un sorriso silenzioso.
Lo lasci meravigliare del contenuto dei suoi libri, ma gli conceda anche il tempo per distrarsi con gli uccelli nel cielo, i fiori nei campi, le colline e le valli. Nel gioco con gli amici, gli spieghi che è meglio una sconfitta onorevole di una vergognosa vittoria, gli insegni a credere in se stesso, anche se si ritrova solo contro tutti. Gli insegni ad essere gentile con i gentili e duro con i duri e gli faccia imparare a non accettare le cose solamente perché le hanno accettate anche gli altri. Gli insegni ad ascoltare tutti ma, nel momento della verità, a decidere da solo. Gli insegni a ridere quando è triste e gli spieghi che qualche volta anche i veri uomini piangono. Gli insegni ad ignorare le folle che chiedono sangue e lo esorti a combattere anche da solo contro tutti, quando è convinto di aver ragione. Lo tratti bene, ma non da bambino, perché solo con il fuoco si tempera l'acciaio.
Gli faccia conoscere il coraggio di essere impaziente e la pazienza di essere coraggioso. Gli trasmetta una fede sublime nel Creatore e gli insegni ad avere fiducia anche in se stesso, perché solo così può avere fiducia negli uomini. So che le chiedo molto, ma veda cosa può fare, caro maestro

Abraham Lincoln



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lunedì 12 ottobre 2015

Gite scolastiche: sorveglianza, obblighi e normativa - Tutto (o quasi) quello che dobbiamo sapere!

Nel titolo del post abbiamo utilizzato consapevolmente il termine "gita" in modo improprio.

 I termini adatti sono viaggio d'istruzione (le uscite che si effettuano in più di una giornata e comprensive di almeno un pernottamento.), visita guidata (le uscite che si effettuano nell’arco di una sola giornata, per una durata uguale o superiore all’orario scolastico giornaliero, al di fuori del territorio del comune e/o dei comuni territorialmente contigui) e uscita didattica (le uscite che si effettuano nell’arco di una sola giornata, per una durata non superiore all’orario scolastico giornaliero, nell’ambito del territorio del comune e/o dei comuni territorialmente contigui).


Esisteva un consistente apparato normativo che regolava la vigilanza degli alunni.

Dal primo settembre del 2000, tuttavia, in applicazione del D.P.R. 275/55 (il Regolamento sull'autonomia) è prevista la totale autonomia delle scuole anche in questo settore.

La normativa precedente, quindi, pur restando un valido punto di riferimento, cessa di fatto di essere prescrittiva.
E' bene, pertanto, che le scuole adottino un chiaro regolamento rispetto a viaggi d'istruzione, uscite didattiche e visite guidate.

A questo proposito è molto chiara la C.M. 2209/12, che precisa che "l'effettuazione di viaggi d'istruzione e visite guidate deve tenere conto dei criteri definiti dal Collegio dei docenti in sede di programmazione dell'azione educativa e dal Consiglio d'Istituto o di Circolo nell'ambito dell'organizzazione e programmazione della vita e dell'attività della scuola.

Nel Regolamento predisposto per disciplinare le "gite" è bene inserire almeno i seguenti punti:

- Il numero minimo di alunni che devono aderire all'iniziativa perché essa possa realizzarsi (ad esempio il raggiungimento dei 2/3 delle adesioni);

- La partecipazione dei genitori, nonni, parenti, altri familiari;

- La partecipazione del D.S., dei collaboratori scolastici e di eventuali docenti in pensione;

- La partecipazione di un insegnante di sostegno o di un qualificato accompagnatore per gli alunni con disabilità;

- Numero di accompagnatori per ogni tot. di allievi;

- Destinazioni e criteri per la scelta dei mezzi di trasporto e delle strutture alberghiere ospitanti;


Pur essendo decisamente consigliato che le scuole adottino un regolamento sulla sorveglianza anche in caso dei viaggi d'istruzione e delle visite guidate, resta il fatto che le responsabilità di sorveglianza sono a carico del docente e, prima ancora, del D.S.

La Corte di Cassazione, rispetto a controversie sorte nel merito di tale questione si esprime così:

“l’accoglimento della domanda di iscrizione con la conseguente ammissione dell’allievo a scuola, determina l’instaurazione di un vincolo negoziale , dal quale sorge l’obbligazione di vigilare sulla sicurezza e l’incolumità dell’allievo nel tempo in cui questi fruisce della prestazione scolastica in tutte le sue espressioni, anche al fine di evitare che l’allievo procuri danni a sé stesso ”.
“… pertanto, nelle controversie instaurate per il risarcimento del danno da autolesione nei confronti dell’istituto scolastico e dell’insegnate, è applicabile il regime probatorio desumibile dall’art. 1218 cod. civ., sicché, mentre l’attore deve provare che il danno si è verificato nel corso dello svolgimento del rapporto, sull’altra parte incombe l’onere di dimostrare che l’evento dannoso è stato determinato da causa non imputabile né alla scuola né all’insegnante".
Mentre per l'attore, cioè lo studente o chi ne fa le veci, è facile dimostrare che l'incidente è avvenuto mentre si trovava sotto la tutela della scuola (docente, collaboratore scolastico etc.), molto più difficile, ma fondamentale, è per l'insegnante dimostrare che l'evento è stato causato da motivi a lui non imputabili. In altre parole occorre dimostrare di non aver potuto impedire l'incidente, nonostante abbia fatto tutto ciò che era in suo potere per prevenirlo e impedirlo.

La scuola, detto in altri termini, deve mettere in opera tutte le azioni organizzative e preventive necessarie per tutelare l'incolumità degli alunni, anche rispetto alla scelta dei mezzi di trasporto e delle strutture alberghiere.

La scelta dei mezzi di trasporto e delle strutture alberghiere, infatti, deve avvenire in modo tale che questi non presentino rischi per gli alunni né al momento della loro scelta né al momento della loro fruizione.

A questo proposito consiglio la lettura dell'ultimo dei link ripostati in fondo alla pagina, dove viene citata una importante sentenza che meglio definisce gli obblighi di sorveglianza e tutela degli alunni da parte dei docenti.

Vuol dire che nel momento in cui si scelgono i mezzi di trasporto (tramite gara di appalto) oppure quando si sceglie la struttura alberghiera ricettiva, è necessario valutare se vi siano caratteristiche nei mezzi e nelle strutture che possano compromettere l'incolumità degli alunni (ad esempio specchi rotti, la presenza di balconi, di zone pericolanti etc.)

Qual è il rapporto docente accompagnatore/numero di alunni?
Fermo restando quanto detto (l'Istituto ha piena autonomia in materia) una circolare del 1992 (la C.M. 291/92) affermava che deve essere prevista la presenza di almeno 1 docente ogni 15 alunni, numero che può essere elevato fino a 3 unità nel caso in cui le condizioni organizzative e il bilancio della scuola lo permettano.

Tutti i partecipanti al viaggio di istruzione, uscita didattica, visita guidata devono essere coperti da assicurazione.
Questo vale anche quando vi sia la presenza di nonni, genitori o altri accompagnatori esterni. I genitori, o altri, che intendano partecipare alla mobilità, devono essere in possesso di assicurazione personale.
Lo stesso vale per gli Assistenti comunali, fratelli o sorelle degli alunni. 

Sono consentite punizioni collettive in caso di cattivo comportamento da parte di tutta la scolaresca?
Con una sentenza del 2012, la n. 6211, il Consiglio di Stato si è pronunciato in tal senso, accogliendo il ricorso di un genitore, il quale impugnava la decisione del Consiglio di Classe del figlio di assegnare il 7 in condotta a tutti gli alunni partecipanti al viaggio d'istruzione, non essendo stato individuato il colpevole che aveva danneggiato gravemente la struttura alberghiera ospitante.
Richiamando il principio della responsabilità individuale, il Consiglio di Stato ha sottolineato l'illegittimità della punizione collettiva in assenza del "colpevole".

I docenti possono dare la disponibilità a partecipare ma non sono obbligati a farlo.
I docenti non sono obbligati a partecipare ad una "gita" poiché si tratta di lavoro "supplementare" non obbligatorio. Daranno quindi, se ne sono in condizioni, la loro disponibilità. In sede collegiale è opportuno prendere i nomi dei docenti disposti ad accompagnare le classi in gita e di eventuali sostituti che partono nel caso i primi abbiano un problema improvviso che impedisca la mobilità.

Questioni sulla retribuzione dei docenti che accompagnano gli alunni in "gita"
La legge 266 del 2015 ha soppresso l'indennità di trasferta sul territorio nazionale, come anche l'indennità supplementare del 10% del costo del biglietto del treno e del 5% del costo del biglietto aereo per le missioni all'estero. Il decreto legge n. 78 del 2010 sopprime anche le diarie per tutte le missioni all'estero. 

Come retribuire, quindi, i docenti, che senza dubbio si assumono l'onere di un carico di lavoro ulteriore rispetto a chi non partecipa ai viaggi?
Si può decidere una somma forfettaria per ogni giorno di viaggio/uscita a carico del FIS, tramite delibera del Collegio dei Docenti che viene acquisita dal Consiglio d'Istituto. Non vengono conteggiati i giorni "liberi" del docente in questa retribuzione.

Come comportarsi se la "gita" comprende la domenica?
Ciascun lavoratore ha diritto ad un giorno di risposo settimanale e tale principio non può essere derogato. E' bene quindi che gli organi collegiali regolino le modalità di "recupero compensativo" nel caso in cui il docente lavori senza interruzione comprendendo la domenica, stabilendo, ad esempio, il recupero in un altro giorno settimanale al ritorno dalla "gita".

Come comportarsi con gli alunni che non partecipano alla "gita"?
La scuola è obbligata a garantire il diritto all'istruzione agli alunni che non partecipano alla "gita". Non è consentito utilizzare un orario delle lezioni ridotto, quindi, nonostante le assenze dei docenti, agli studenti che restano a scuola va garantito un normale orario delle lezioni.

Per approfondire:

Guida Visite guidate e viaggi d'istruzione - La scheda UIL scuola con le norme di riferimento

Uscite e viaggi d'istruzione: normativa, obbligo docenti, vigilanza, delibere degli organi collegiali.

Viaggi d'istruzioni: quanti accompagnatori per ogni alunno?

L'obbligo di vigilanza dei docenti in gita scolastica.
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