giovedì 8 settembre 2016

“Malauniversità. L’Accademia dei falsi miti spiegata ai non addetti ai lavori” di Veronica Fabbro

Di Lucilla Capoccetta
Insegnante


I ritratti sanno essere diabolicamente obiettivi, talvolta tanto da far male. Certuni fanno riflettere, altri fanno indignare. E, a conti fatti, quello tratteggiato da Veronica Fabbro sullo stato in cui versa l’Università italiana è quanto di più vicino possa esserci alla realtà: un mondo scomodo, a tinte fosche, a sprazzi chiaroscuro.

Malauniversità. L’Accademia dei falsi miti spiegata ai non addetti ai lavori, saggio d’esordio dell’autrice friulana, non fa sconti a niente e a nessuno. Il giudizio è netto – una sistemica condanna che non lascia spazio a repliche ideologizzate –, il ritmo incalzante, il tono serrato, così come le domande che induce a porsi e le risposte che non tardano ad arrivare, nel tentativo (mai celato) di stimolare quella coscienza critica che non siamo più avvezzi a esercitare.

Spiazzante per limpidezza di contenuti ed estrema capacità di sintesi, Malauniversità si distingue da tanti altri pamphlet per l’insolita dimensione dialogica che permea ogni sua parola, ogni singolo punto, ogni virgola sapientemente pennellata. Non sterile polemica né denuncia senza fondamento, ma invito alla riflessione, provvidenziale “chiamata all’ordine” rivolta a tutta la collettività, un’esortazione a prendere atto di una semplice, nondimeno imbarazzante verità: così com’è, l’Università italiana non funziona. E l’opinione pubblica, seppur lontana anni luce dall’oziosa agenda parlamentare, ha il diritto di sapere, di comprendere e perfino di rivoltarsi a uno status quo sempre più intollerabile.

Provocare per ispirare, incuriosire per emancipare, informare per reagire, conoscere per ricreare: il miglior viatico verso il cambiamento è la percezione del presente in cui ci si dibatte e del futuro che verosimilmente indugia sulle scelte fatte. E sia l’uno che l’altro sono tutt’altro che rosei per l’Università nostrana.

Ecco perché Malauniversità esemplifica, indaga, sviscera ed estrinseca la vera essenza di quella “cattedrale del sapere” che, racchiusa fra le quattro mura d’ateneo, sfavilla nell’immaginario, pur senza brillare di luce propria: da volano economico e culturale a istituzione dimentica dei propri doveri sociali, l’Accademica s’è avvizzita, stemperata, dissolta in buoni propositi senza seguito. I “perché” e i “come” affiorano paragrafo dopo paragrafo, mentre emerge potente un’unica, grande consapevolezza: il progresso risiede nella cultura, vettore di civiltà, senso ultimo d’ogni azione umana. E l’Università potrebbe tornare a esserne la fucina per antonomasia. Per il bene dell’Italia di oggi e di quella di domani.


Veronica Fabbro
Malauniversità. L’Accademia dei falsi miti spiegata ai non addetti ai lavori
Youcanprint Self-Publishing (2016)
160 pp.

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